Ormai siamo vicini agli interventi del Hiper Rescue dell'esercito, un gruppo di 70 kamikaze che a rischio della vita cercheranno di creare una catena di superpompe antincendio. Nel frattempo stanno cercando di riattivare la rete elettrica che porta energia all'impianto atomico, e se funzionante permetterebbe di rimettere in funzione le pompe di raffreddamento ancora intatte e di utilizzare una pompa esterna il cui generatore e' stato fornito dagli americani.
Ma prima di tutto bisogna riempire quelle maledette vasche con il carburante esaurito. E questo tra una scossa e l'altra.
Questa sara' la prova piu' importante...
Nel frattempo il Giappone si e' trasformato in uno di quei paesi poveri messi in difficolta da catastrofi naturali, e che ricevono aiuti perfino dai paesi piu' poveri e disagiati del mondo. Non mancano aiuti da personaggi famosi ed attori, che tutti dichiarano amore per il sol levante e supporto per i terremotati, eppure la maggiorparte degli stranieri sta letteralmente fuggendo dal Giappone, ambasciate comprese, dimostrando ancora una volta che quando si tratta di gridare i propri diritti e trarre profitto da un paese ricco come il Giappone tutti gli stranieri si ritengono "nipponici", ma in caso di necessita' non esitano a gettare le proprie responsabilita'.
Lottare per la propria vita e' un diritto inalienabile, ma quando ufficialmente il pericolo immediato non si presenta, fuggire significa creare caos, proprio adesso che i treni stentano ed il carburante scarseggia...
Non e' esagerato affermare che nella zona colpita dal disastro gli aiuti non pervengono principalmente per mancanza di carburante e problemi di energia elettrica, e mi ritrovo a pensare che in parte, anche se minima, la colpa e' anche delle migliaia di stranieri che hanno deciso di lasciare il paese.
Che il pericolo ci sia e' incontestabile, ma mi nausea la continua presa di posizione dei media occidentali sulla sconvolgente tranquillita' (stupidita') dei giapponesi. Non sono tranquilli, anche loro hanno paura come e di piu' di noi, ma cosa sarebbe successo se un incidente del genere fosse accaduto in Italia? Adesso sarebbero fuggiti tutti, probabilmente anche i tecnici dell'impianto atomico!
Se si fossero fatti prendere dal panico incontrollato, adesso ci sarebbero milioni di abitanti che intaserebbero le strade verso il sud, e nessuno avrebbe aiutato le vittime dello tsunami. E questo lo capiscono anche a Tokyo, magari con un pizzico di fiducia di troppo sulle capacita' di recupero del paese. Le ambasciate hanno preferito lavarsene le mani per non dover gestire una crisi successivamente, tanto che anche l'ambasciata italiana tuttora offre la disponibilita' di pochi posti solo per connazionali con bambini e persone malate, che ovviamente devono pensare per conto proprio a trovare un mezzo per recarsi all'aeroporto di Osaka. E tutto questo in giornata odierna.
I comuni "mortali" che non hanno speciali esigenze di fuga ma non possono permettersi di lasciare immediatamente la propria vita ne' affrontare i costi del biglietto dell'aereo, sono condannati ad un futuro incerto. Questo mentre le ambasciate di altri paesi hanno fornito ormai da giorni un ponte aereo per tutti i connazionali, quando il pericolo era incominciato. Che chiariscano la situazione, visto che gridano allarme a tutti gli italiani ma non vedono la necessita' di creare una task force per aiutarci tutti.
Il bisogno primario non e' solo quello di fuggire dal Giappone, ma anche di metterci in condizione di riprendere la nostra vita normale quando tutto questo finira' in modo positivo, come noi amanti di questo paese ci auguriamo. Scappare significherebbe lasciare il lavoro e la propria abitazione, e non avere il tempo di ricevere i necessari permessi per il successivo rientro in Giappone. Significa lasciare le nostre famiglie, poiche' molti italiani hanno coniuge giapponese con relativa famiglia. Significa tagliare i ponti con questo paese, ponti molto difficili da ricollegare anche in prospetto che per il governo giapponese questa non e' una crisi che dia il diritto di ricevere trattamenti speciali.
A queste cose l'Italia non ha minimamente pensato, poiche' ormai da' per certa l'apocalisse che avverra' in Giappone.
Probabilmente si sta preparando a cancellarlo anche dalle mappe.
Nella speranza che tutto si risolva per il meglio, e saremo ancora qua a discuterne e ridere delle nostre paure di piccolo popolo latino, saluto tutti quelli che mi conoscono e un GANBATTE ai giapponesi ed italiani rimasti in Giappone.
venerdì 18 marzo 2011
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